La Confcommercio ha segnalato il rischio per almeno 50.000 esercizi pubblici, tra cui in particolare bar, ristoranti, pizzerie, catene di ristorazione, discoteche, pasticcerie , stabilimenti balneari, di dover chiudere definitivamente.
Gli interventi del Governo vengono valutati come una risposta parziale, la garanzia al 100% dello Stato per importi massimi di €. 25.000,00 non copre le effettive esigenze degli imprenditori che hanno continuato a dover sostenere costi importanti anche nel periodo di chiusura forzata.
Il pagamento delle tasse è stato solo differito ma hanno continuato a maturare le imposte per l’occupazione del suolo pubblico con dèhors deserti o la tassa su rifiuti che non si sono producono.
Ulteriore problema di fondamentale gravità è la necessità di continuare a pagare il canone di locazione dei locali occupati dall’attività.
La scelta dell’imprenditore di portare avanti l’attività o cessarla non può prescindere da valutazioni tecniche , sia giuridiche che commerciali. La decisione di chiudere potrebbe essere addirittura più delicata da un punto di vista giuridico, poichè l’imprenditore si troverebbe di fronte alla scelta di un fallimento in proprio ( senza fallimento, prima di cessare l’attività dovrebbe far fronte a tutti i debiti accumulati, e non sempre risulta possibile) o della richiesta di un concordato o più semplicemente potrebbe dover ricorrere ad una serie di negoziazioni private con fornitori e gli altri debitori al fine di ripianare i debiti in misura forfettaria ed eliminare le passività.
Siamo a disposizione per darvi supporto in queste scelte fondamentali, anche con la consulenza di un team di esperti commercialisti.
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